L’universo nel recinto – recensione
I volumi (I e II) di Paola Di Felice
L’universo nel recinto. I fondamenti dell’arte dei giardini e dell’estetica tradizionale giapponese.
Con la traduzione di: Sakuteiki (Annotazioni sulla composizione dei giardini)
Quest’opera nasce dalla convinzione che i tempi siano maturi per andare oltre la ‘fascinazione dell’esotico – propria dell’approccio di stampo coloniale e ottocentesco alle civiltà orientali – e arrivare a una più profonda comprensione, autentico rispetto, e conseguente assimilazione creativa, dei ‘patrimoni conoscitivi dell’umanità’ che civiltà millenarie come quella cinese, filtrata e raffinata attraverso l’elaborazione giapponese, hanno prodotto. Per il tramite di un’arte apparentemente ‘minore’: la creazione dei giardini con i più antichi manoscritti che ne delineano i principi estetici.
il prospetto informativo
L’armonia dell’essere umano con la natura, la visione olistica del corpo/ universo, l’importanza della circolazione dell’energia sono alcuni degli elementi che sembrano ormai parte della civiltà occidentale contemporanea. Al punto che, a volte, si perde coscienza,nonché memoria,del fatto che sono stati reintrodotti dalla civiltà orientale. Si finisce così per assimilarli alla concezione, fondamentalmente materiale, della realtà che è una componente sedimentata da secoli nell’inconscio e nell’organismo umano e naturale dell’Occidente.
Se si osservano attentamente i fenomeni culturali prodotti da queste ‘riacquisizioni’ quasi invariabilmente emerge uno scoglio tuttora insuperato: la percezione esclusi- vamente fenomenica dell’esistente, fondamento di questa ma non dell’altra ‘metà’ della civilizzazione umana. Qual è, dunque, la visione del mondo/universo sottesa alle entusiaste importazioni culturali che, invocate per risolvere molti dei problemi della civiltà occidentale, nonché di quella globale, rischiano, al contrario, di snaturare le fonti originarie? Quest’opera nasce dalla convinzione che i tempi siano maturi per andare oltre la ‘fascinazione dell’esotico’ e arrivare a una più profonda comprensione, autentico rispetto, e conseguente assimilazione creativa, dei ‘patrimoni conoscitivi dell’umanità’ che civiltà millenarie come quella cinese, filtrata e raffinata attraverso l’elaborazione giapponese, hanno prodotto. Per il tramite di un’arte apparentemente ‘minore’: la creazione dei giardini, con i più antichi manoscritti che ne delineano i principi estetici.
Paola Di Felice è laureata in Lingue e letterature straniere moderne (Inglese) e Materie letterarie (Giapponese) presso l’Università di Firenze. Dopo aver esercitato per qualche tempo l’attività di insegnante e di traduttrice, in particolare nell’ambito degli scambi culturali fra Giappone e Italia, si dedica ora principalmente alla ricerca nel campo artistico e spirituale, secondo i principi e la metodologia esposti nel testo. Appartiene all’Ordine del Buddhismo shingon del Koyasan e da molti anni trascorre regolarmente periodi di pratica spirituale e di studio in Giappone, dove collabora col Centro di ricerca per la cultura Mikkyo presso l’Università del Monte Koya (prefettura diWakayama).
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I 2 volumi possono essere acquistati direttamente sul sito dell’Editore olschki (clic)
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